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Home » News » » » » » N. 4 Dicembre 2016

Il Cane da gregge abruzzese fa "scuola"

Il progetto ha introdotto la buona pratica di condizionare i cuccioli alla difesa dei bovini

Sono circa 8000 i bovini che nel Parco sono allevati prevalentemente in allevamenti estensivi da carne e circa un migliaio di questi non hanno o non utilizzano stalle per il ricovero invernale. Diventa così oltremodo preziosa e utile la guardiania assicurata dai cani pastori abruzzesi, selezionati dal C.I.R.Ca. (Centro Internazionale Ricerca sul Cane).

L'utilizzo di questi formidabili cani da lavoro nel mondo pastorale si è rivelata di una delle migliori pratiche diffuse dal progetto "Praterie", sulla scia di quanto fatto dal precedente Life "Ex-Tra", ma è senz'altro il loro utilizzo sperimentale per la guardiania dei bovini che sta suscitando interesse ben oltre i confini del Parco, e in particolare nel territorio alpino, diffondendosi tra gli allevatori che lo considerano un'eccellente risorsa per difendere il bestiame dai predatori.

"Il cane da guardiania dei bovini – ha spiegato la veterinaria di progetto Franca Adriani – non lavora per difendere il territorio, ma per difendere quella che considera a tutti gli effetti la sua famiglia. Inoltre non è un cane aggressivo per l'uomo, la cui presenza tende decisamente ad ignorare quando lavora". Un risultato eccezionale, dunque, ottenuto attraverso una buona selezione ed una particolare forma non già di addestramento quanto di "condizionamento".

E', quest'ultimo, un processo di imprinting che incomincia dalla nascita, quando la femmina gravida viene posta in un box all'interno della stalla con i bovini. Fin dai primi istanti di vita i cuccioli ricevono un condizionamento olfattivo e sensoriale che li porta a riconoscere l'odore dei bovini al pari di quello materno. Nell'allevamento allo stato brado i cuccioli sono tenuti inizialmente in un box in prossimità dei vitelli con i quali stabiliscono un contatto visivo e sensoriale. In tal modo acquisiscono reciproca confidenza in quanto i cuccioli di cane non sono percepiti come una minaccia.

"Lavorare con i bovini – spiega ancora la dott.ssa Adriani - è certo più complesso che lavorare con gli ovini, perché questi ultimi tendono a formare un gruppo unitario, invece i bovini formano dei sottogruppi, composti al massimo da venti animali, che si disperdono sui pascoli, salvo riunirsi in alcuni momenti della giornata, come per l'abbeverata. I cani, inoltre, tendono a legarsi in particolare agli animali con cui sono stati da piccoli. Ecco perché, in caso di mandrie numerose, si consiglia l'adozione di più cani, in quanto questi, in caso di pericolo, tendono a riunirsi con gli altri cani e a lavorare insieme".

Proprio per l'assenza di aggressività nei confronti dell'uomo e per la naturale tendenza a difendere non il territorio ma il gruppo, appare utile comunicare, nel caso in cui escursionisti o cercatori di funghi vengano a trovarsi nel raggio di azione dei cani, l'indicazione a mantenere un atteggiamento normale e tranquillo, sì da essere facilmente ignorati.



 
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