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Home » News » » » » » N. 4 Dicembre 2016

Gli ecosistemi delle praterie del Parco scrigni di diversita' floristica

Leguminose, graminacee ed erbe aromatiche migliorano la qualita' del pascolo

Campo Imperatore, principale teatro delle azioni del progetto "Praterie" e perla paesaggistica del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, non è solo il più maestoso ed imponente altipiano dell'Appennino. E' anche un eccezionale scrigno di peculiarità floristiche e faunistiche nonché di interessanti elementi geologici e geomorfologici. Caratterizzato in prevalenza da formazioni prative e pascolive, da secoli è utilizzato per l'alpeggio estivo delle greggi di ovini e delle mandrie di bovini ed equini, consuetudini che il progetto LIFE "Praterie" punta a tutelare perché sono garanzia di conservazione degli importanti equilibri ecosistemici di questo territorio e di una  biodiversità che si è evoluta insieme al pascolo.

L'altipiano è posto ad una quota variabile tra i 1500 ed i 1900 m, è lungo circa 20 km e largo tra 3 e 7 km. Il pendio sale dolcemente alternando pianure alluvionali di origine lacustre con morene lasciate dagli antichi ghiacciai, rock-glaciers, nivomorene, circhi glaciali, brecciai e fiumare, pareti rocciose.  Le cime che delimitano e circondano il  "Piccolo Tibet", come il naturalista Fosco Maraini definì Campo Imperatore visitandolo alla metà del secolo scorso, sono tra le più elevate ed emozionanti dell'Appennino: la Scindarella e Monte Portella, con i loro spettacolari circhi glaciali, Corno Grande, che domina dall'alto delle sue quattro vette, Monte Aquila, i dolomitici Brancastello, Torri di Casanova e Prena, dalle tormentate forme ricche di canyons, l'erboso versante meridionale di Monte Camicia.

Campo Imperatore ha origine tettonica, con la morfologia modellata dalle alluvioni e, soprattutto, dai ghiacciai, dalla neve e dai fenomeni periglaciali. Caratteristiche sono le "fiumare", distese di ghiaia che al disgelo scendono dalle profonde incisioni del Brancastello e del Prena e sulle quali si possono osservare piante che generalmente vivono alle quote superiori, oppure interessanti endemismi.

Il mondo vegetale è caratterizzato da estesi pascoli di graminacee e leguminose che apportano al pascolo sostanze grasse e proteiche e ricchi di erbe aromatiche che procurano profumi al fieno. Tra le specie si segnalano festuche, seslerie, codoline, forasacchi, palei e cervino. In primavera la piana si tinge del viola dei crochi (Crocus napolitanus) e in estate del giallo delle genziane (Gentiana lutea subsp. Lutea). Sulle fiumare le piante più caratteristiche sono la Violaciocca italiana (Matthiola italica), il Camedrio alpino (Dryas octopetala), simbolo dell'artico, da cui prende il nome l'ultima recrudescenza fredda delle passate ere glaciali (Dryas recente) e la Sesleria delle paludi (Sesleria caerulea), specie rarissima segnalata sull'Appennino solo in quest'area.

Ricca di entità floristiche è anche la flora della Piana del Voltigno, in cui si svolge una parte consistente delle azioni di progetto. Le vaste estensioni di pascolo qui sono caratterizzate dalla presenza di doline e inghiottitoi e la loro flora peculiare, tipica delle aree umide, che si contrappongono a quelle steppiche di Campo Imperatore, annovera specie rare come il Ranuncolo delle passere (Ranunculus flammula) e la Carice cernerina (Carex canescens).



 
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